LA BOHEME DI G. PUCCINI Al Regio DI TORINO recensione

( Alessandra Giorda- Torino) Un vero gaudio per gli occhi e intense le emozioni nel vedere il Teatro Regio di Torino colmo di persone per la Première de La Bohème di G. Puccini. Dopo la chiusura causa la Pandemia ed i lavori necessari per la messa in sicurezza del palcoscenico finalmente il 12 febbraio 2022 segna la rinascita del prestigioso teatro lirico torinese con la messa in scena di una delle opere più belle e rappresentate al mondo di Giacomo Puccini. La Bohème è nata per una sfida fra Giacomo Puccini e Ruggero Leoncavallo, i quali gareggiarono a scrivere contemporaneamente due opere omonime tratte dalla stessa fonte, dopo oltre un secolo l'opera di Puccini è ancora fra le più popolari mentre quella di Leoncavallo non ha mai avuto molto successo.
Tra lo scintillio di luci e un fragoroso vociare di pubblico, accorso per l'evento, nel foyer del teatro si incontrano autorevoli presenze tra le quali il neo Sindaco di Torino Stefano Lo Russo, l'Assessore alla Cultura Rosanna Purchia, il Direttore Generale Guido Mulè, l'Arcivescovo Cesare Nosiglia......
Fu proprio al Teatro Regio di Torino che La bohème venne alla luce nella prima rappresentazione datata 1 febbraio 1896 diretta dal ventinovenne M° Arturo Toscanini e dopo 126 anni ancora appassiona il pubblico ed inaugura la stagione d'Opera e Balletto 2022 al Regio.
Sul podio un' attenta e precisa bacchetta di Pier Giorgio Morandi dirige la prestigiosa Orchestra e il Coro del Teatro Regio e come sempre si spendono parole di elogio per Andrea Secchi, inossidabile ed eccellente maestro del Coro.
Valentin Dytiuk, nel ruolo di Rodolfo, all'inizio sembra non brillante, forse l'emozione gioca non a suo favore, ma si riprende subito e svolge una recita molto convincente. Sulle note di Che gelida manina il tenore ucraino strappa appalusi fragorosi ad un pubblico che lo sostiene durante tutta la serata. Oltre che generoso vocalmente riesce a tratti a emozionare e a far scendere lacrime ai presenti lasciandoli con il fiato sospeso, quando alla fine, con tra le braccia Mimì ormai spirata, non se ne rende conto e quando percepisce la dura realtà sfodera una disperazione profonda che non passa certo inosservata.
Maritina Tampakopoulos è Mimì che non esalta nella prova vocale, ma ancor meno nella recitazione. Il soprano greco porta in scena una Mimì fredda, distaccata, priva di sensibilità, solo sul finale "Sono andati? Fingevo di dormire"
getta i tratti dai quali si assapora una timida commozione.

Decisamente più convincente è la Musetta di Valentina Mastrangelo, anche se a tratti priva di quello smalto necessario al ruolo, tuttavia durante la recita sfodera una vezzosità esuberante e nel quarto quadro ha saputo far emergere la sua angoscia su Ascolta! Forse è l'ultima volta che ha espresso un desiderio, poveretta. Pel manicotto io vo. Con te verrò.
Apprezzabile nel registro vocale di basso Riccardo Fassi nel ruolo di Colline sulle note di Vecchia zimarra è capace di sfoderare delle buone doti di recitazione facendo emergere momenti di pura e convincente emozione.
Completano il cast il bravissimo Matteo Peirone, Benoît e Alcindoro, Sabino Gaita nel ruolo di Parpignol, Desaret Lika è il Sergente dei doganieri e Marco Tognozzi è Un doganiere.
Curatrice delle scene è Leila Fteita, mentre il pittore scenografo porta la firma di Rinaldo Rinaldi ed i costumi sono di Nicoletta Ceccolini. Da sottolineare l'allestimento portato in scena per una attenta e curata ricostruzione storica con i bozzetti ideati da Adolf Hohenstein per la prima esecuzione assoluta dell'opera a Torino nel 1896 e oggi conservati nell'Archivio Storico Ricordi di Milano.
Firmano la regia Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi.
Gli applausi del folto pubblico, al termine della recita, sono stati di svariati minuti.
Recita del 12 febbraio 2022