JUDY, L'ALTRA FACCIA DELLE STELLE

Ammirando lo spettacolo sotto i riflettori, ci dimentichiamo troppo spesso delle sue vittime e dei suoi martiri, coloro che apparentemente ce l'hanno fatta, ma a scapito della stessa vita, degli affetti, della serenità.
Il biopic "Judy" di Rupert Goold ci sbatte in faccia questa verità ad ogni scena, raccontandoci gli ultimi mesi londinesi di Judy Garland, leggenda indimenticata della vecchia Hollywood, magistralmente interpretata da Renée Zellweger, meritatissimo Premio Oscar come migliore attrice.
La triste leggenda di Judy Garland è una delle tante che lastricano il cammino dello spettacolo, una sorta di "Walk of Fame" dove grandi nomi del palcoscenico hanno lasciato l'impronta della propria esistenza in cambio di pochi minuti d'applauso, quel calore magico del pubblico, incantevole, seducente più di un invito a cena di Mickey Rooney.
Renée Zellweger riesce a incarnare il personaggio in modo sorprendente, diventando lei stessa la Garland in tutte le sue sfaccettature, fino alla commovente interpretazione finale di Over the Rainbow, metafora dell'artista che dona completamente se stesso al pubblico.
Al termine della proiezione al Toronto International Film Festival, Renée Zellweger ha ricevuto una standing ovation senza paragoni, fermata solamente dalle lacrime dell'attrice, ma sono sicuro che buona parte di quegli applausi erano rivolti all'intramontabile Judy.
In questo particolare momento storico, nel quale siamo continuamente bombardati da prodotti multimediali alla portata di tutti, a cui si dedicano mediamente 8 secondi per l'ascolto di una canzone e meno di 50 per la valutazione di un film, una vita come quella di Judy Garland, completamente dedicata al piacere del pubblico, fa riflettere profondamente.